Tra pensieri ed emozioni

In questa pagina potete leggere le storie di chi ha conosciuto Michele, di chi ha vissuto il dolore della perdita, senza smettere mai di sognare

Piede a terra

Il nostro trailer, il manifesto, il ricordo di un momento straordinario nella vita di un uomo straordinario. Il gregario che lascia la vittoria al capitano. L’automobilista che lascia attraversare il pedone.

Come si può "ricordare" una persona che è ancora fra noi?

Me lo sono chiesto una notte di luglio, tre giorni prima di portare in scena a Pesaro uno dei lavori (certo il meno prevedibile e consueto) a cui avevo messo mano nella mia - sicuramente non avara - vita professionale.

Da sempre sono convinto che raccontando la storia dello sport si possa raccontare la Storia stessa (quella con la S maiuscola) di un Paese. A maggior ragione se questo Paese è l'Italia.

E così assieme a uno dei più celebri direttori-arrangiatori della nostra musica, Roberto Molinelli, ho ideato uno spettacolo dove il racconto parlato e le canzoni si fondono: dove la magia delle ruote e di quello che hanno rappresentato in tutte le loro declinazioni (sportiva, sociale, industriale, poteica, ecc.) si sposa con la seduzione delle note.

Tanti grandi maestri avevano inconsapevolmente "lavorato" per me: Gino Paoli, Paolo Conte, Francesco De Gregori... le loro poesie in musica rendono già da sole, se guardate in filigrana, l’evoluzione di tutto quello che è nato attorno a quegli uomini (Coppi, Bartali, Girardengo, Pantani..) e a quei pedali. Fino alla rappresentazione di quella sera lo spettacolo finiva con un bellissimo trittico dedicato al "Pirata" (i "Nomadi", gli "Stadio”, Francesco Baccini). Ma stavolta mancava qualcosa. Qualcosa di molto, molto importante. Perché eravamo nelle Marche, perché non potevamo non parlare di Michele, perché erano passati giusto tre mesi dal giorno in cui se n'era andato. Né alcun poeta, né alcun musicista aveva ancora fatto in tempo a dedicargli qualcosa. E allora io che poeta non sono ho chiesto al maestro Molinelli: "Se ti butto giù qualche verso scritto col cuore, riesci a fare il miracolo di farlo diventare una canzone? C'è riuscito in una notte. Ed è nata "la carezza dell'aquila". E quando dal palco ho visto mille persone commosse, e quando sono sceso dal palco per abbracciare Marco ho visto trenta orchestrali con gli occhi umidi, ho capito che Michele - almeno lui- in quel momento stava sorridendo. Come sempre.

Ho sempre avuto un debole per Michele ed il perché è semplice da spiegare, anzi, non c’è proprio nulla da spiegare, basta vedere quello che è riuscito a fare per gli altri. Sì, perché Michele ha corso tante volte per la squadra, si è messo a disposizione, ha regalato ai propri capitani amicizia, trasparenza, professionalità, simpatia, cioè li ha aiutati a vincere. Ogni tanto mi capita di andare in aziende per parlare dell'importanza del gioco di squadra. Uno dei filmati che facevo vedere era quello della tappa del Giro 2016 quando Michele, in testa alla corsa, si ferma per aspettare Vincenzo Nibali e condurlo alla vittoria finale. Quel giorno Michele è stato decisivo. Ma a parte la generosità, Michele era quel corridore che tutti avrebbero voluto, corridori, direttori sportivi e commissari tecnici. Per questo motivo l'ultima volta che l’ho visto abbiamo parlato di Mondiali ed uno come Michele la maglia azzurra non solo l'avrebbe indossata ma onorata come sempre ha fatto.

L'assenza non si racconta, è uno stato dell'anima che dovrebbe, con il tempo, prendere forme diverse. Il condizionale è d'obbligo. Non esistono scadenza per sistemare l'anima, rimettere a posto i cassetti del dolore, le scatole della memoria. A Michele voglio bene. Chi non gliene voleva... E rivendico il tempo presente perché il mio è un sentimento che non passa. Mi ricordo benissimo la prima volta che l'ho incontrato a Lisbona al Campionato del Mondo del 2001... Quel giorno di 16 anni fa, in una sala anonima dell'albergo che ospitava le squadre degli azzurri, lo vidi per la prima volta. Una massa di capelli biondi stile fungo, colore indefinibile e consistenza da nuvoletta disegnata dai bambini. "Io so' Scarponi... Michele... vengo da Filottrano Alessà, tu ce sei mai stata a Filottrano... è il posto più bello del mondo!"
Ricordo tutto di quel momento, soprattutto le sue parole che mi hanno tormentato il cuore in un sabato irreale di aprile mentre in macchina, guidando verso quella piccola meraviglia delle Marche, pensavo che aveva ragione, la sua Filottrano è davvero un posto bellissimo. Al Giro durante, prima e dopo, così come al Tour, tè per me e cioccolatino che mi metteva da parte perché Michele era un ragazzo che sapeva osservare e ricordare. Tutto. Tante parole velocissime e quante risate ci siamo fatti. Zero filtri e le verità affidate con leggerezza, anche quelle più pesanti. Michele era unico nel suo modo unico di far apparire tutto bello. Era una virgola dove serve, un punto fermo per i capitani che su di lui potevano contare e non avevano bisogno di strategie di ripiego. Le sue arrabbiature le tengo per me, così come le foto, ma il resto mi piacerebbe condividerlo con voi che lo avete amato e non smetterete di farlo. Ti voglio bene Michele e non se so ho messo tutto sulla carta, probabilmente no, ma una cosa certa la so: in ogni parola, in ogni piccola espressione, ti ho messo tra le righe e ti ho visto ridere e ti ho sentito dire "Ma dai, ma tutte 'ste cose me dici Alessà... ti voglio bene pure io". Ma io di più amico mio.